Le nostre corrispondenze poetiche continuano e oggi vi presentiamo un racconto poetico di Daniela Balestrero, editora della Philos a Torino, Italia. La traduzione dall`italiano al portoghese sarà pubblicata nell’edizione del nostro supplemento culturale 20/20 di primavera-estate 2021.
Le nuvole della sera si avvicinavano leggere e silenziose giocando a nascondino con la luna, il cielo tinto di vino inebriava chiunque lo guardasse.
Era questo il momento che Irene amava di più.
Un profumo di fiori e muschi s’innalzava confondendosi con uno stormo di uccelli di passaggio.
La luna, padrona assoluta di quello specchio nero pettinava i suoi bagliori per rimirarsi ogni notte, lasciando striature, perle di lacrime dorate.
Irene ascoltava l’increspare di onde inesistenti, leggeri suoni nascondersi tra le ombre disseminando armonia.
Attirata dal richiamo lucente della luna, la ragazza scende dove il lago lambisce la terra, dove i salici piangenti vegliano silenziosi.
Con malinconica bellezza prostrano sottili rami, s’inchinano come umili servitori sfiorando la terra bagnata di un lago che sussurra mille storie.
Di gioia. Di morte. D’amore.
Un’argentea frasca flessibile e tenace, cinse la vita di Irene, si strinse ad essa sfiorando lo specchio d’acqua, raggiunse le striature dorate, dono luminoso della luna.
Racchiuse quella effimera ricchezza tra le mani, sapore dell’amore e delle lacrime.
Ammaliata delle sue stesse emozioni tornò ai piedi del salice, si accovacciò contro il tronco mentre la luna continuò ad appoggiare il suo reverbero sul cristallo ombroso del lago.
Irene chiuse gli occhi. Si fece notte.
Ed insieme aspettarono il giorno.
Daniela Balestrero (Torino, Itália, 1960). Membro del Comitato editoriale della Rivista Philos. Dal 2015 collabora con un giornale locale web scrivendo articoli di spettacolo e attualità. Alcuni dei suoi scritti si possono trovare anche su il Blog di Ramingo.it.